Formare le nuove generazioni
Contaminazione dei saperi: luoghi, strumenti e percorsi per favorire l'attività di didattica interdisciplinare
L’università ha una funzione fondamentale nella formazione delle nuove generazioni e nella creazione della futura classe dirigente del nostro Paese. Ma la formazione necessaria per il mondo che si sta configurando, anche alla luce di ciò che sta accadendo in questo periodo di pandemia, non può più essere basata sul paradigma della specializzazione spinta ma piuttosto sulla contaminazione dei saperi.
Il mondo e i lavori del futuro non saranno più solo basati sulla conoscenza, ma anche e in taluni casi soprattutto, sulla creatività. Creatività che non può essere considerata un talento innato in ciascuno di noi, ma che richiede di essere coltivata e appresa anche nella frequentazione delle aule universitarie attraverso lezioni, seminari, partecipazione attiva e soprattutto relazioni sociali.
Per questo credo che ampliamento e innovazione dell’offerta formativa passino solo attraverso percorsi realmente multidisciplinari. Non è la quantità dei corsi che si aprono ma piuttosto il coinvolgimento di discipline diverse anche in quelli già esistenti a fare la differenza. Un corso sull’intelligenza artificiale non potrebbe essere completo e fruibile se fosse basato solo sulla tecnologia e non lasciasse lo spazio ad aspetti giuridici, sociali, filosofici, alle competenze linguistiche, alle discipline economiche, della salute e della comunicazione. E affinché questo avvenga c’è bisogno più che mai di creare luoghi di contaminazione tra saperi diversi all’interno del nostro Ateneo.
Noi abbiamo la grande fortuna di operare nel contesto di un’Università generalista e la sfida dei prossimi anni sarà quella di riuscire a garantire la contaminazione tra i saperi, creare luoghi di «conversazione» tra colleghi di diverse discipline, delle nuove «botteghe» rinascimentali.
La didattica non deve limitarsi a un travaso di conoscenze e competenze, semmai deve essere un’esperienza di apprendimento, esperienza che mette sullo stesso piano, pur nella diversità di ruoli, discente e docente.
Vi sono ormai le condizioni per introdurre un innovativo paradigma per la didattica inclusiva e tecnologicamente aumentata in grado di superare la dicotomia “didattica in presenza” - “didattica in remoto”, utilizzando virtuosamente servizi e strumenti tecnologici idonei a garantire agli studenti e ai docenti tutte le soluzioni e i miglioramenti resi necessari dall'evoluzione di cui la didattica universitaria è protagonista.
Nel pieno rispetto della libertà di insegnamento, libertà che si deve esprimere anche nella scelta della metodologia e non solo dei contenuti, la nostra Università è chiamata a offrire la possibilità al personale docente, attraverso adeguati investimenti in infrastrutture, risorse umane e formazione, di sperimentare e proporre alle studentesse e agli studenti forme diverse di percorsi di apprendimento.
Le nostre aule dovranno essere attrezzate per diventare luoghi di interazione e non solo di ascolto. Interazione tra studenti e con il docente, luoghi adatti a un apprendimento moderno dove lo studente assume un ruolo attivo di partecipazione e le tecnologie, unitamente a investimenti in infrastrutture per l’accessibilità, devono essere utilizzate per rendere l’università adatta a tutte e a tutti anche quindi alle persone con disabilità, troppo spesso marginalizzate da strutture obsolete e inadeguate. La creazione di "aule estese", dove tradizione e tecnologia si incontrano per aumentare ed esaltare i contributi di docente e discente, dovrà essere una priorità dei prossimi anni.
I punti del programma
- L’interdisciplinarietà e la contaminazione dei saperi
- La didattica con strumenti tecnologici e a distanza
- La libertà di muoversi e di studiare
- Un teatro per la nostra Università
- La formazione dei formatori
- Lauree professionalizzanti e rapporti con gli ITS
- L’incremento della qualità dell’apprendimento
- Lifelong learning
La sperimentazione nella didattica potrà basarsi anche su strategie blended flessibili, al fine di impiegare al meglio metodologie di flipped classroom e di active learning, potendo trasferire parte della trasmissione della conoscenza a casa (impiego di MOOCs) lasciando più spazio in aula alle attività di coinvolgimento che permettono un più efficace apprendimento.
Vanno incoraggiate e promosse le attività delle associazioni studentesche concedendo loro spazi attrezzati, accesso a laboratori dedicati, ambienti di ritrovo che diano loro la possibilità di creare e operare senza la necessità di “uscire” dal proprio Ateneo. Queste attività contribuiscono alla formazione delle nostre studentesse e studenti e soprattutto danno loro la possibilità di acquisire competenze complementari rispetto a quelle che sono proprie dell’apprendimento in aula. Vanno per questo riconosciute nella carriera accademica.
La qualità della formazione passa attraverso un corpo docente qualificato, preparato e formato, che sappia sfruttare al meglio le nuove metodologie di apprendimento. La formazione dei nostri futuri docenti deve diventare una prassi consolidata nel nostro Ateneo e un programma di lungo termine che dia la possibilità a tutte le nostre giovani ricercatrici e ricercatori di confrontarsi fin da subito con le migliori metodologie e strumenti per sviluppare una didattica di qualità al passo con i tempi e con le migliori università del mondo.
Servono per questo investimenti in luoghi e aule dove potere sperimentare ed erogare corsi di formazione ai “formatori”, che vedano nell’uso di strumenti e tecnologie innovativi e nell’architettura e funzionalità delle aule una vera e propria rivoluzione.
La formazione delle nostre risorse più giovani ci consentirà anche di creare fin da subito un luogo e un “pretesto” per una loro conoscenza e frequentazione reciproca che negli anni potrà portare a collaborazioni verso una vera didattica e ricerca multidisciplinari.
Nei prossimi anni il mondo del lavoro richiederà sempre più una formazione continua delle lavoratrici e lavoratori e le università devono cogliere l’opportunità di essere protagoniste di questo nuovo settore della formazione. Il lifelong learning offre tantissime opportunità facendo diventare i nostri “alumni” studenti per tutta la vita. È forte il richiamo dell’alma mater e un programma di corsi di re-skilling e up-skilling basato sui nuovi trend, sulle nuove tecnologie sulla contaminazione dei saperi e la creatività potrebbe diventare un modo per far “tornare” in aula i nostri studenti in giro per il mondo - e non solo loro. È questa una grande opportunità che va colta subito e programmata per operare una presenza importante della nostra Università in questo settore che nei prossimi anni vedrà una vera e propria esplosione.
La nostra Università riceve finanziamenti legati anche al numero di studenti in corso (il cosiddetto costo standard) e negli ultimi anni abbiamo rincorso e lavorato sui numeri per mantenere un buon livello di finanziamento da parte del MUR su questa voce specifica. Questa necessità non può e non deve però essere usata come pretesto per “licealizzare” la nostra università, per abbassare le pretese verso la preparazione degli studenti. Non dobbiamo diminuire la profondità dei contenuti dei nostri corsi come pure non dobbiamo accontentarci di una preparazione “modesta” degli studenti solo per inseguire parametri di efficienza che sono in contrasto con la qualità dell’insegnamento. Dobbiamo invece andare incontro agli studenti mediante corsi di recupero e attività di tutoring, anche di “peer tutoring”, che abbiano come obiettivo quello di migliorare i meccanismi e l’efficacia dell’apprendimento ed evitare così gli abbandoni e i ritardi nei percorsi di studio.
A fianco a tali azioni vanno potenziate le attività di orientamento all’ingresso, attraverso una presenza universitaria anche negli ultimi anni della scuola secondaria, volte ad accompagnare verso percorsi più adatti le future studentesse e studenti universitari, mettendo al primo posto le loro attitudini e passioni come pure gli sbocchi professionali offerti dai molteplici percorsi di studio che la nostra università offre. Particolare attenzione deve essere rivolta all’orientamento delle donne verso le materie STEM.