
Perché mi candido
L’università è la casa di tutti noi. È, e deve sempre essere, una casa grande, accogliente, aperta a tutte e a tutti e alle idee di tutte e di tutti. È un luogo che è anzitutto fatto di persone e di relazioni da vivere con la consapevolezza che il futuro dei nostri giovani e della nostra società risiedono in questa casa e, ancora più, nelle idee e nel lavoro delle persone che la abitano e la vivono giorno per giorno.
È con questo spirito che, nel proporre la mia candidatura a rettore, desidero condividere alcune proposte e idee per il futuro del nostro prestigioso Ateneo. Proposte e idee che ho avuto modo di raccogliere da molte e molti di voi che hanno trovato il tempo di conversare con me e di farsi ascoltare, di condividere con me un tratto della loro vita universitaria; e che mi hanno stimolato e spinto a concretizzare queste idee mettendole a disposizione della nostra comunità.
Intraprendere un progetto entusiasma ma costringe a cambiare rotta, significa chiudere un ciclo e aprirne un altro, guardandosi dentro nel profondo. L’inizio di un nuovo percorso rappresenta sempre una grande opportunità la quale però, proprio perché nuova, può riservare sorprese; per questo motivo la base di partenza deve essere solida e le “pietre miliari”, lungo le quali avanzare e camminare, devono essere piantate salde sul tracciato come punti di riferimento, a ricordare la strada percorsa ma soprattutto quella ancora da percorrere.
La pandemia ci ha costretto ad abitare meno la nostra casa comune, a rinunciare alle relazioni personali quotidiane, ai rapporti con studentesse e studenti, colleghe e colleghi, amiche e amici; ma soprattutto ci ha obbligato a un cambiamento repentino nel modo di vivere e nelle attività che amiamo svolgere nei luoghi di ricerca con le colleghe e colleghi e nelle aule con le nostre studentesse e studenti. La rapidità e l’urgenza del mutamento non ci hanno consentito di soffermarci a lungo a meditare su quanto stava accadendo. Ora però l’orizzonte è più chiaro; soprattutto è chiaro che taluni cambiamenti nella società diventeranno permanenti e si tradurranno in altrettanti cambiamenti nella nostra comunità accademica.
È giunto il momento di pensare a come la nostra Università, che proviene da una gloriosa storia di 800 anni, debba guardare ai prossimi decenni: senza paura e con idee nitide, con attenzione al ruolo che le università, e la nostra in particolare, sono chiamate ad assumere. Luoghi di ricerca libera ed eccellente, base fondamentale per una formazione superiore di qualità per le nuove generazioni e un supporto concreto e innovativo alla crescita sociale, culturale, economica e di benessere della nostra società.
È su questi principi che sono state elaborate le idee che avrete modo di leggere, in dialogo con tutti gli abitanti della nostra casa. L’auspicio, prendendo spunto dal telescopio tanto caro al nostro Ateneo, è che noi, tutti assieme, si sappia tra-guardare lontano agendo qui e ora!
Mentre non cessiamo di perseguire gli sviluppi della conoscenza acquisita, per incrementare il patrimonio culturale, tecnologico, sociale e di benessere della società, dobbiamo continuare sempre più a coltivare la capacità di immaginare il futuro attraverso una ricerca libera, interdisciplinare e collaborativa.
Da queste considerazioni nasce la mia decisione di mettermi in gioco per portare idee nuove a servizio del miglioramento del nostro Ateneo. Ho fatto parte della squadra di governo uscente lavorando intensamente per lo scopo comune, con piacere e soddisfazione. Ci sono (per fortuna!) letture e visioni diverse sulla direzione che debba prendere lo sviluppo futuro. Vorrei che le celebrazioni degli 800 anni del nostro Ateneo venissero vissute e interpretate come punto di partenza e non di arrivo. Soffermarsi solo su quello che è stato può risultare pericoloso.
Orgoglioso e conscio dell’importanza di preservare e coltivare la nostra tradizione, l’Ateneo deve essere sempre in movimento e pronto a cogliere, anzi, meglio, anticipare, i mutamenti. Sono fermamente convinto che si prospettino innanzi a noi ampi spazi di continuo miglioramento e di proposta di modelli innovativi nei più diversi ambiti. Il nostro Ateneo potrà e dovrà avere sempre più un ruolo di guida per la crescita e lo sviluppo del territorio e per aiutare i giovani ad immaginare il futuro.
Senza nulla promettere, siamo convinti che perseguire in modo libero e disinteressato il sapere inutile, nel futuro come nel passato, potrà portare a risultati pratici. Ma nemmeno per un attimo difendiamo l’Istituto con questo argomento. L’Istituto esiste come un paradiso per gli studiosi che, come i poeti e i musicisti, si sono meritati il diritto di lavorare come più gli piace: è in queste condizioni che ottengono il meglio di se stesso.
Abraham Flexner
Primo direttore dell’Institute for Advanced Studies di Princeton
“The Usefulness of the Useless Knowledge” – in “Harper’s Magazine”, ottobre 1939, pp. 544-552
Flexner fu anche autore di "Medical Education in the United States and Canada: A
Report to the Carnegie Foundation for the Advancement of Teaching, Bulletin No. 4., New York City (1910)",
studio che contribuì a plasmare la formazione medica nel Nord America per i decenni a venire