Terza e quarta missione

Terza e quarta missione

Assumere un ruolo di leadership per progettare il futuro dei nostri territori


Universa Universis Patavina Libertas: tutta intera, per tutti, la Libertà nell'Università di Padova. 

In quel “per tutti” sta il cuore: è per tutti, non per alcuni soltanto, la libertà che nasce dalla conoscenza. Scaturisce quindi dal motto della nostra Università il dovere di rendere disponibili a tutta la società le conoscenze acquisite dallo studio e dalla ricerca. Oltre ad un dovere, la collaborazione e l’interazione con il territorio diviene così una opportunità e una necessità per essere un’istituzione in grado di incidere sul futuro della comunità sociale attraverso la condivisione della conoscenza e delle tecnologie.

Questo grande valore è fondamentale anche per potere, con forza, e collaborazione della società civile, fare quanto possibile per accedere a maggiori finanziamenti per la ricerca di base allo scopo di allinearci con gli altri Paesi. La terza missione non è prerogativa solo delle scienze dure e delle scienze della vita, in quanto valorizzazione economica della conoscenza e della tecnologia, ma anche e soprattutto contributo alla crescita culturale, educativa e sociale del territorio, come anche, in una logica di circolarità, strumento di crescita per le due prime missioni: ricerca e alta formazione.

Anche su questo punto il nostro Ateneo si è impegnato molto e ha ottenuto risultati ragguardevoli; è dunque indispensabile consolidare questo ruolo nel territorio e, allo stesso tempo, ulteriormente integrare all’interno dell’università la crescente imprescindibilità di questa missione. Ma non basta più. È necessario che le università si pongano alla guida di progetti ambiziosi per lo sviluppo del nostro Paese. Che affianchino i protagonisti principali della rivoluzione "verde e blu" - ambientale e tecnologica - e propongano un loro percorso di innovazione sociale.

Questo è ciò che amo chiamare la "quarta missione", un ruolo di leadership, di protagonista che può esserci riconosciuto per progettare il futuro dei nostri territori, per contribuire a costruire le generazioni future di cittadini del mondo, per generare benessere sociale, culturale e fisico per tutti, quel “per tutti” che è tanto caro alla nostra Università. Tale ruolo è accresciuto in questo periodo in cui il nostro Paese sta ragionando sull’impiego dei fondi messi a disposizione dall’Unione Europea mediante il programma del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza – PNRR - cosiddetto Next Generation EU.

Ritengo che nei prossimi anni l’università, e in modo particolare la nostra, dovrà fare sentire forte la sua voce quale riferimento per le iniziative legate alla formazione delle nuove generazioni, allo sviluppo di politiche di trasformazione digitale e sostenibilità, alla creazione di un sistema sanitario più efficiente e al passo con i tempi, come anche di un sistema scolastico e dei servizi educativi per la prima infanzia e di un sistema dei servizi sociali, al pieno coinvolgimento delle scienze umanistiche, sociali, psicologiche ed economiche, anche nelle scelte legate alla gestione del patrimonio artistico e museale del nostro Paese e allo sviluppo di un turismo culturale pensato e programmato in una chiave di piena sostenibilità con riferimento anche ai 17 obiettivi dell’agenda ONU 2030. Infine, la ricerca, di base e applicata, deve essere considerata un asse portante del nostro Paese in chiave di sviluppo della società e una leva imprescindibile per immaginare ed edificare un futuro attrattivo per i nostri giovani e per i talenti che guardino a noi da altre parti del mondo.

Questa è la quarta missione che la nostra università è chiamata a svolgere nei prossimi anni: trasformarsi da una istituzione che “subisce” le logiche, spesso contingenti e di corta veduta, della politica, in una comunità di persone che vengono ascoltate e coinvolte nelle scelte che il nostro Paese dovrà affrontare per i prossimi vent’anni, a partire dalle scelte necessarie all’attuazione delle sei missioni del PNRR, rispetto ad ognuna delle quali il nostro Ateneo è in grado di mettere a disposizione competenze e saperi e quindi di giocare un ruolo di primo piano.

 

Dobbiamo fare di più per investire nella "piazza della conoscenza", collegando il triangolo della conoscenza - istruzione, ricerca e innovazione - con la missione di servizio alla società che le università debbono avere. C'è il potenziale per fare di più, per apportare i cambiamenti che miglioreranno ulteriormente l'apprendimento, l'insegnamento, la ricerca e l'innovazione, aumenteranno il loro impatto e consentiranno alle generazioni future di costruire società resilienti, inclusive e sostenibili.

Mariya Gabriel – Commissario Europeo per la ricerca, l’innovazione,
la cultura, la formazione e le nuove generazioni